Asti era anticamente conosciuta come la città delle cento torri, delle quali ancora oggi ne sopravvivono molte; si notino le singolari case-torri come la Troiana, la Guttuari, la de Regibus e la Comentina, la più alta di tutto il Piemonte, utilizzata nel medioevo anche in occasione del Palio. Molte torri sono state negli anni accorciate per favorirne la stabilità. La ricca borghesia cittadina era formata da casanieri, ovvero i banchieri delle casane, gli istituti di credito su pegno locale, che nel medioevo erano famosi un po' in tutta Europa. Asti è il capoluogo della zona vinicola del Monferrato, punto d'eccellenza nel panorama enologico italiano. Fra i vini della zona (prodotti con piccole variazioni a seconda del comune di origine, fra i ben 52 della strada del vino Astesana, che arriva fino alle Langhe!) ricordiamo la Barbera (con l'articolo "il" in Piemonte s'intende il vitigno!), vera gloria italiana, il Dolcetto, il Grignolino, il Freisa, il Moscato d'Asti e come vino da dessert la Malvasia di Casorzo d'Asti. Storia a sé fa il notissimo Asti Spumante; nel processo di spumantificazione naturale dei vini, il metodo classico o champenoise, è preferito per i classici spumanti secchi (che come il nome attesta sono nati nella regione dello Chamapagne, in Francia). Dalle uve "aromatiche" si originano, invece, gli spumanti dolci e abboccati, questi, di converso, tipici della cultura enologica italiana, giacché il metodo di spumantificazione Charmat fu in realtà scoperto da Federico Martinotti, direttore dell'Istituto Sperimentale per l'Enologia di Asti. Asti è anche la città dove il bolognese Pier de' Crescenzi scrive il Liber Ruralium Commodorum, il più celebre trattato di enologia prodotto nel medioevo in Italia. Asti è la città del massimo poeta italiano tragico del settecento, Vittorio Alfieri, il più lucido interprete delle istanze prerisorgimentali; acuto osservatore politico che con le sue idee attraversò illuminismo e romanticismo. La Rotonda di San Pietro, gemma del romanico piemontese, fu costruita ad imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme ed utilizzata dai Cavalieri di Malta per ospitare i pellegrini della via Francigena, che da Canterbury portava a Roma. Occhio ai fantasmi astigiani! Iginia, protagonista dell'omonima tragedia di Silvio Pellico, si aggira a Palazzo Catena, mentre nel centro vaga l'irrequieta contessa Adelaide, discendente di Arduino d'Ivrea, re d'Italia nel decimo secolo. La Cattedrale del 1300, fatta costruire su una precedente basilica, si connota per il tipico mattone rosso in cotto, usato dalle più semplici maestranze locali; la chiesa ospita belle opere di artisti astigiani come i pittori Gandolfino d'Asti (o da Roreto) e Gian Carlo Aliberti e lo scultore Giovanni Groppa. |