Comuni Italiani le Opere d'Arte. Statuto Comunale di Randazzo (Provincia di Catania - Sicilia). La carta fondamentale dei cittadini randazzesi

Statuto Comune di Randazzo

Preambolo allo Statuto
le Opere d'Arte
Anche se parecchie testimonianze del passato di Randazzo sono andate perdute, molte costruzioni recentemente sono state restaurate e ancora oggi si possono ammirare i monumenti più importanti e particolari del suo antico splendore, nei vicoli e nei luoghi più reconditi: finestre, portali, balconi testimoniano l'evolversi della sua architettura nel corso dei secoli. Tra i tanti monumenti ed angoli fortemente suggestivi ci piace ricordare qui, seppur brevemente:

-- L'antica cinta muraria che, realizzata quasi sicuramente in epoca normanna, circondava un tempo la città per circa 3 Km, e comprendeva 8 torrioni e 12 porte. Tra queste, Porta Aragonese, uno dei quattro ingressi della città ancora esistenti, che mostra ancora oggi sulla propria sommità gli stemmi di Randazzo, di Re Pietro d'Aragona e della moglie Costanza.

-- La Basilica di Santa Maria, la più bella di Randazzo. Già conosciamo la leggenda a cui è legata la sua origine. Interamente in pietra lavica, è il risultato di diverse fasi costruttive: la parte più antica, quella absidale, risale al XIII secolo. All'esterno la costruzione, realizzata in blocchi squadrati di basalto, che non lasciano intravedere la calce, presenta elementi di particolare interesse, come le antiche absidi nere, i due portali di tramontana e di mezzogiorno, le bifore e le trifore lungo la facciata di mezzogiorno, lo stemma di Randazzo (uno scudo in marmo bianco con un leone rampante, simbolo di forza e di regalità). Il campanile neo-gotico, costruito sulla facciata nella seconda metà del XIX secolo sullo schema di quello originario, alterna pietre bianche e nere, creando con la sua bicromia un insieme artistico ed armonioso. Notevoli gli angeli in pietra calcarea bianca ai fianchi delle porte, che fungono da cariatidi, mentre i capitelli del campanile, diversi l'uno dall'altro, mostrano una varietà di modelli floreali. All'interno, una meravigliosa fuga di colonne in pietra lavica, alcune delle quali monolitiche, conferiscono alla chiesa austerità e bellezza. Sull'altare maggiore, costruito nel 1663 in marmo policromo intarsiato, troneggia una Madonna di Pietro Vanni (1886). Tra i molti dipinti sono da segnalare:

- La Madonna del Pileri, sulla porta Nord. E' l'immagine della Vergine Maria, trovata dal pastorello.

- Martirio di Sant'Andrea, opera del siciliano Giuseppe Velasques (XIX secolo) che è anche l'autore di altre 5 tele presenti a S. Maria (Martirio SS. Filippo e Giacomo, Sacra Famiglia, Annunciazione, Assunzione, Incoronazione di Maria Vergine)

- La Crocefissione, opera di un pittore fiammingo, Van Houmbracken, del XVII secolo.

- La Madonna che salva Randazzo dalla lava, opera di Girolamo Alibrandi (XVI secolo), che si trova sulla porta Sud. Sullo sfondo del dipinto va notato un paesaggio con tre campanili, che rappresenta l'antica cittadella medievale.

- Martirio di San Lorenzo e Martirio di Sant'Agata, di Onofrio Gabrieli, un Martirio di San Sebastiano di Daniele Monteleone (tutti del secolo XVII), e ancora una Pentecoste (secolo XVI), la Dormizione, Assunzione e Incoronazione di Maria Vergine in Cielo, di Giovanni Caniglia (1548), al cui schema compositivo s'ispira la "Vara", un Battesimo di Gesù del randazzese
f.Paolo Finocchiaro del 1894.

- Il Crocefisso in legno scolpito da Frate Umile da Petralia (secolo XVII), sull'altare di destra.

-- Il Palazzetto Lanza, ubicato in fondo all'omonima via. Purtroppo l'antica dimora è rovinata e cadente, tuttavia mostra ancora lo stile originario con i due portali ad arco acuto, le sue multiple arcate mitrate, le finestre ed il cornicione, originariamente rosso e nero, scolpito con simboli diversi tra di loro. Da notare nella stessa via la finestra bifora di casa Spitaleri.

-- Il Palazzo Municipale, antico monastero di impianto medievale (XIII secolo), fu ricostruito nella prima metà del 1600 ed ospitò i Frati Minori Conventuali fino al 1866, quando, a seguito della soppressione degli Ordini religiosi, venne confiscato e successivamente ceduto al Comune, che ne fece la sede del Municipio. All'interno possiamo ammirare l'elegante chiostro, con colonne in pietra lavica, ed al centro una grande cisterna, nonché le fughe di finestre serliane.

-- Via degli Archi, una gemma di architettura medievale che vanta dei bellissimi archi in pietra pomice nera e una bifora con una deliziosa colonnina bianca. Probabilmente faceva parte di un complesso che comprendeva anche la chiesetta di Santa Maria della Volta, tuttora esistente e recentemente restaurata.

-- Percorrendo la suggestiva Via degli Archi, raggiungiamo Piazza San Nicola. Di fronte alla chiesa omonima, al centro della piazza, sorge la statua di "Randazzo Vecchio", realizzata nel 1737, ma posta lì nel 1746, è una figura maschile circondata da un'aquila, un leone, e due serpenti. Per i più rappresenta il gigante Piracmone, per altri Ducezio, l'eroe siciliano che combatté contro i Greci e, quindi, simbolo della libertà, per altri ancora i tre quartieri e le tre genti che formarono la città.

-- La Chiesa di San Nicola, la più grande della città, fu costruita nel secolo XIII. Nel corso dei secoli ha subìto diversi rifacimenti: la facciata nel 1594, l'interno nel 1603 altri ancora dopo i bombardamenti del 1943, che distrussero la cupola, la canonica e le navate, mentre della costruzione originale restano le absidi poligonali. Di notevole valore, al suo interno, sono:
- Il fonte battesimale in pietra arenaria del XIII secolo;
- La statua di San Nicola (1523), opera di Antonello Gagini il più grande scultore siciliano del XVI secolo, come pure la custodia del Sacramento;
- Un trittico della scuola di Antonello da Messina, raffigurante la Madonna tra Sant'Agata e Santa Lucia;
- un Crocefisso dipinto su tavola del sec.XVI;
- altri dipinti e sculture di epoche diverse, di notevole interesse storico e artistico.

-- Palazzo Claretano, costruito nel 1509, è ancora proprietà privata. Notevoli le tre bifore del primo piano, adornate da colonnine molto sottili, mentre un consistente cornicione in arenaria separa i due piani. Sulla parte destra del cornicione spicca lo stemma della famiglia Clarentano.

-- Il Palazzo Reale: Resta ben poco dell'antico edificio eretto al tempo di Guglielmo II, comunque, il portone centrale e le due bifore superstiti possono fare immaginare quanto dovesse essere imponente! All'inizio della prima traversa sulla destra, la via Lombardo, si può vedere la finestra dalla quale si affacciò Carlo V per ringraziare gli abitanti della loro calorosa accoglienza.

-- Il Castello: era la più importante delle otto torri poste a guardia della città sulla cinta muraria, il cosiddetto maschio, ed è l'unica superstite. La fortezza, prescelta come residenza dall'imperatore Federico II di Svevia, a partire dal '500, sotto Filippo II, venne adibita a pubbliche carceri per tutto il Valdemone. Luogo orrido e buio, di castigo e sofferenza, con la stanza della tortura, il pozzo della morte, la camera dei teschi, e le minuscole celle "a forno", dove i prigionieri non potevano stare né eretti né sdraiati, ma solo rannicchiati, la resero una delle più spaventose carceri di tutto il regno. Pare, addirittura, che dal torrione penzolasse una gabbietta dove, come monito, venivano esposte le teste mozzate dei giustiziati. Chiuso nel 1971, negli anni recenti è stato restaurato e adesso ospita il Museo Archeologico, dove vengono custoditi reperti di notevole valore. La collezione, frutto delle ricerche condotte, verso la fine dell'800, da Paolo Vagliasindi nel suo fondo di S. Anastasia, a circa 6 km da Randazzo, copre un lungo periodo della storia greca che va dal VI al III secolo a.C. Particolarmente ammirato è l'Oinochoe col mito dei Boreadi, vaso attico del V sec., sia per la sua integrità che per la sua manifattura. Scendendo le scale scavate nella roccia, giungiamo in una sala che ospita una interessante collezione di Pupi Siciliani.

-- E sempre a proposito di musei, non possiamo qui non ricordare il Museo Civico di Scienze Naturali. Fu istituito nel 1989, raccogliendo la Collezione Ornitologica Priolo e le collezioni naturalistiche di Luigi Lino. Esso ospita interessanti esemplari di animali imbalsamati, provenienti da paesi mediterranei, equatoriali e tropicali, nonché fossili, minerali, rocce, conchiglie, insetti ed altro. Ubicato al centro della città, è visitato da gruppi di turisti e studenti in ogni stagione dell'anno.

-- La Chiesa di San Martino, forse la prima delle tre grandi chiese di Randazzo, sorge nella Piazza di fronte al Castello e vanta, a detta degli studiosi, il più bel campanile della Sicilia (XIII secolo). La dedicazione a San Martino, il patrono dell'abbondanza, particolarmente caro ai devoti piemontesi, farebbe pensare a una fondazione coeva al primitivo impianto del borgo lombardo. Le eleganti finestre alternano pietre bianche in arenaria e nere in pomice lavica, così come gli stili architettonici. Molte opere d'arte all'interno della chiesa furono distrutte durante la Seconda Guerra Mondiale, ma alcune, fortunatamente, si possono ancora ammirare:
- Il fonte battesimale in marmo rosso di Angelo Riccio (1447);
- Una statua della Madonna in marmo bianco attribuita a Vincenzo Gagini (1535);
- Il Crocifisso in legno del Matinati (1540), che secondo la leggenda non volle più lasciare Randazzo;
- Una tavoletta con la Pietà del XV secolo;
- Un polittico del XV secolo attribuito ad Antonello de Saliba, e ancora
- Un'altra Madonna in marmo di scuola gaginesca, un Ciborio di marmo traforato in stile gotico.

 
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