Comuni Italiani Le origini della regione Campania, l'evoluzione politica, le vicissitudini, notizie storiche.

Storia Campania

La Campania fu abitata originariamente da Ausoni, Aurunci e Osci; tracce di queste civilizzazioni sono visibili nel Parco Di Roccamonfina (CE) e presso Calvi Risorta (CE); la parte settentrionale della regione verso l'VIII secolo a.C. venne colonizzata dagli Etruschi, fondatori dell'antica Capua (l'attuale Santa Maria Capua Vetere) e dai Greci che stabilirono importanti colonie come Palepoli (Napoli), Cuma e Paestum. Le aree interne vennero progressivamente occupate dai Sanniti, coi quali, alla fine, si scontrarono i Romani per il controllo della regione. La Campania fu, quindi, teatro dello scontro delle più forti potenze regionali in espansione: dopo un duro confronto, i Romani l'ebbero vinta e la Campania venne romanizzata entro il 304 a.C. Capua, detta l'Alter Roma, Baia, Cuma, Napoli, Pompei, Ercolano, Nola e Avella furono importantissimi centri della romanità e la latium-campania era un'unica regione amministrativa, nella riforma territoriale operata da Augusto.

Con la caduta dell'Impero, il territorio fu teatro degli scontri fra Goti, Bizantini e Longobardi; questi ultimi istituirono una serie di Ducati fra i quali il più famoso fu quello di Benevento (570); i Bizantini tennero Napoli fin quando i Normanni, stanziati nella Contea d'Aversa, con Roberto il Guiscardo, non li cacciarono dall'Italia meridionale giungendo, infine, con Ruggero II, ad unificare il mezzogiorno federando i loro possedimenti, con capitale Palermo. Ai Normanni succedettero prima gli Svevi, tramite il matrimonio fra Costanza d'Altavilla e Federico Barbarossa, poi gli Angioini, che fecero di Napoli il centro del regno (1268), infine gli Aragonesi (1442). In questo periodo Napoli fu un grande centro culturale ed umanista.

La Campania divenne così dominio spagnolo (1505), come Viceregno di Napoli, fino al breve interregno (1707/1734) austriaco in seguito alla Guerra di Successione Spagnola, al quale seguì il Regno dei Borbone durante il quale Carlo III elevò Napoli al rango di una delle massime capitali dell'Europa coeva: va comunque sottolineato come l'esperienza borbonica sia storiograficamente molto dibattuta; ad un certo sviluppo dell'economia favorito da politiche di tipo protezionista fanno da contraltare spietate politiche conservatrici e reazionarie a protezione di un sistema che, soprattutto nelle campagne, era di tipo feudale.

Napoli è stato un notevole centro di produzione culturale durante l'illuminismo. Fallito l'esperimento democratico della Repubblica Napoletana (1799), nel 1806 la Campania fu conquistata dalle truppe napoleoniche, ma i Borbone tornarono nel 1815, unificando i due Regni di Napoli e Sicilia, attraverso la costituzione del Regno delle Due Sicilie, che resisterà fino all'Unità d'Italia.

Gli anni postunitari sono marcati da diverse emergenze e crisi, fra le quali la questione agraria ed il correlato fenomeno del brigantaggio (vale la pena ricordare che il Matese era stata zona di "predicazione" di Bakunin, padre dell'Anarchia), il progressivo indebolimento di importanti settori industriali promossi dai Borbone tramite politiche protezioniste ed il lento consolidamento della camorra nella città di Napoli.

Con l'inizio del Novecento, gli interventi di stato ed il protezionismo segnano un momento di ricrescita e di espansione economica che fanno di Napoli uno dei principali poli industriali del Mezzogiorno, seppur in un quadro di generale ed allarmante ritardo rispetto al settentrione.

In questi anni si segnala un certo protagonismo culturale di un'intellighentia che teorizzerà la così detta questione meridionale, ovvero il dibattito sulle cause del sottosviluppo che attanaglia tutto il meridione, di fronte ai grandi progressi registrati dalle regioni d'Italia del nord-ovest.

Il dopoguerra è fortemente caratterizzato dall'aggravarsi della situazione economica (parzialmente lenito dall'intervento pubblico), dallo spopolamento delle campagne e dall'immigrazione, nonché dal consolidamento della malavita, specialmente nella cinta urbana napoletana. Nel 1980 un fortissimo terremoto sconvolge l'Irpinia.

Con gli anni novanta, dopo l'iniziale shock per la fine dell'intervento pubblico, si palesano notevoli miglioramenti strutturali che si sostanziano nel successo di alcune manifatture e un più armonico sviluppo territoriale, non più esclusivamente centrato sul capoluogo.

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